Gli alunni della prima classe della locale scuola media, sezione F, sotto la pregevole guida della Professoressa Signora Singlitico, hanno pensato di avviare una serie di visite domiciliari agli anziani del paese.
Lo scopo delle visite, ci ha spiegato la professoressa, è quello di portare a queste persone un momento di conforto per la loro solitudine e nel contempo di far conoscere ai ragazzi, attraverso interviste preparate dagli stessi, alcuni aspetti della vita passata.
La prima visita è stata effettuata in casa di Nicola Galloro detto “de Checche” in via Caria.
La Pro Loco ha deciso di pubblicare il testo dell'intervista, semplice sul piano tecnico, ma piena di umanità per il commovente parlare dell'intervistato e per l'entusiasmo manifestato dai ragazzi verso questo nuovo modo di fare scuola.
Non possiamo non plaudire per questa iniziativa, e, al di là di ogni retorica, non possiamo non essere grati per l'iniziativa della Signora Singlitico.
“Nove. Mamma, papà e sette figli”.
“Mamma Rosaria, papà Giuseppe”.
“I miei nonni facevano i pastori, guardavano le pecore!”
“Io mi sono sposato a 31 anni; io ho dovuto assistere i miei fratelli perché mia madre è morta a 48 anni ed ho dovuto dare una mano a mio padre”.
“Un chilo di pasta, un po’ d'olio, un po’ di sale, due patate e via! lo mi sono sposato il '39 e la dote era: due paia di lenzuola, due cuscini e basta!”.
“Avevo una piccola chitarra battente; allora facevo qualche canzonetta, ma pochissimo, si doveva lavorare!”.
“Parecchie! La più che preferivo cantare era la canzone “Mamma””.
“Qualche proverbio sì, ma poesie no, non sono adatto”.
“Tutte e due qui a San Nicola, quella del SS. Crocefisso e quella del SS. Rosario. In tempo di due mesi si svolgevano tutte e due: una a settembre ed una ad ottobre... allora, non adesso; ora sono cambiate le cose!”.
“Quando si trebbiava, si lavorava e si diventava come bestie; quando si vendemmiava c'era un po’ di allegria, allora; adesso sono cambiate tutte le cose!”.
“Ne ho 72, adesso, compiuti il primo ottobre”.
“L’1 ottobre del 1922. Mi chiamo Nicola, come il nonno e di cognome Galloro”
“Figli ne ho tre, avuti con due mogli; la prima mi è morta e mi ha lasciato due figlie e tempo un mese le ho sposate tutte e due, la seconda ne abbiamo avuta un'altra e la madre s'è portata la figlia e se n'è andata, ed io sono da 17 anni qui solo in questa piccola capanna; debbo dare di stipendio alla bambina che ormai ha 17 anni e sono solo qui, non ho nessuno, i figli sono sposati, quegli altri due".
“Quand'è morta? 52 anni, la prima. La seconda, quando l'ho sposata, ne aveva 38 e si chiamava Rosaria. La seconda Nicolina come me”.
“S’è presa la bambina, siccome abitavo in campagna, e se n'è andata, senza motivo!”.
“No, gli volevo bene perché se n'era andata due volte prima e l'ho raccolta, ma era lei che non sapeva quello che voleva!”.
“A Vallelonga! Siamo qui vicino, quasi”.
"Si! Tanto piacere, mi saluti la bambina, se la vedi, perchè sono venti mesi che non la vedo per cagione di sua madre e mi dispiace nel cuore. Ora ha 17 anni e 6 mesi, io conto pure i giorni, per quella bambina”.
“Mi sono rivolto! Il Brigadiere mi dava ragione, mi accompagnava e tutto, ma la bambina non ha voluto per cagione di sua madre”.
“A Giuseppina personalmente io l'intesto; ma qualche volta li prende la madre, ma a me non me ne importa, gli debbo mandare 150 mila lire al mese”.
“Certo, c’è qualcuno, ma è lontano, parenti non ho nessuno”.
“Parecchio, mi sono rimasti un po’ di marche ed ho preso la pensione l’82 che l’ultima moglie se n’era andata”.
“Prendo 750 mila lire al mese: l’acqua la debbo pagare, la casa la debbo pagare, da lavarmi, 150 mila lire li debbo mandare alla bambina, vedete voi cosa mi resta!”.
“Mi sono rimasti un poco di franchi”.
Questa intervista è il risultato di tutti quei principi di umanità e solidarietà che la nostra insegnante di lettere ci infonde continuamente. La nostra visita al Signor Galloro Nicola, ha voluto essere un attestato di amore e di sensibilità verso chi soffre ed è solo.