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La forza delle donne

di Nicola Cosentino

Maria Teresa Pasceri in divisa dellʼEsercito

Maria Teresa Pasceri in divisa dellʼEsercito

La divisa militare ha esercitato sempre un grande fascino sulla gente. Ambita dagli uomini e ammirata dalle donne essa racchiude in sé i valori della cavalleria, della galanteria, dell’eleganza e dello stile e soprattutto del coraggio. Simbolo del potere e dello stato, nel corso della storia i militari si sono resi protagonisti di atti eroici, fino al sacrificio estremo e le loro gesta sono stati immortalati dai grandi della letteratura.

L’accesso alla vita militare è stato sempre negato alle donne perché ritenute incapaci a svolgere compiti pericolosi di grande responsabilità, è stato proprio questo tassativo divieto a stimolare in esse il desiderio di indossare “la divisa”. Per fortuna da qualche decennio le cose sono cambiate ed ora anche le donne, alla pari con gli uomini possono intraprendere la carriera militare, svolgendo anche compiti operativi, cioè di guerra.

Quali sono le ragioni che spingono molte donne a scegliere questa carriera lo dirà Maria Teresa Pasceri, la prima e fino ad ora, unica donna di San Nicola da Crissa ad aver indossato la divisa militare. Bella, simpatica, sorriso sincero e sguardo profondo, Maria Teresa si presta a farsi intervistare da “La Barcunata” e di raccontarci della sua esperienza di donna soldato.

D: Prima di fare questa scelta che vita conducevi?

R: Una vita normalissima tra gli affetti familiari, frequentavo la scuola come tutte le mie coetanee, è stato proprio con una mia compagnia a decidere di partecipare insieme al concorso nell’esercito.

D: Molti credono che la caserma non sia un luogo adatto ad una donna, è davvero così rozzo?

R: Quando la leva era obbligatoria era proprio così, i ragazzi venivano strappati letteralmente alle famiglie, al lavoro e allo studio che stavano svolgendo, causando notevoli danni alla loro vita e pregiudicando il loro futuro per non fare praticamente nulla. Era la cosiddetta “Naja” e i ragazzi la vivevano con tanta rabbia. Adesso che l’esercito è formato da professionisti sono richiesti oltre ai requisiti fisici anche un notevole grado d’istruzione, questo incide in senso positivo sulla qualità dell’ambiente militare.

D: Perché la convivenza tra soldati e soldatesse, in caserma, stimola la fantasia erotica?

R: Solo pregiudizi, ci sono più possibilità di approccio tra i due sessi all’oratorio, in campeggio, a scuola che in caserma dove gli alloggi sono separati e dove le regole e i divieti vengono rispettati dai militari. Certo che una storia d’amore può nascere anche in caserma ma non in maniera diversa da quella tra compagni di scuola, colleghi di lavoro ecc.

D: L’arrivo delle donne nelle caserme ha portato qualcosa di nuovo e di positivo?

R: La nostra attitudine all’ordine e alla precisione ha apportato i più evidenti miglioramenti nel settore della logistica.

D: Qualche volta hai avuto paura di maneggiare e usare un’arma da guerra?

R: Mai. L’intensa preparazione all’uso delle armi mi è stata di grande aiuto. Quando per la prima volta ho impugnato il fucile mitragliatore è stato come se lo avessi usato da sempre.

D: Per una donna è sopportabile il duro addestramento?

R: È duro per le donne e per gli uomini, ma spesso la forte volontà delle donne riesce a pareggiare il divario fisico che le penalizza rispetto agli uomini.

D: Adesso vogliamo essere indiscreti e ti chiediamo: “che cosa c’è di diverso nel tuo armadietto rispetto a quello di un soldato maschio?”

R: Per la verità a noi soldatesse un armadietto non basta per metterci dentro tutte le nostre cose. Noi ci arruoliamo non per diventare maschi e conserviamo più forte che mai la nostra femminilità per cui oltre al necessario equipaggiamento abbiamo bisogno di molto spazio per poggiare trucchi, creme, intimo ecc.